Significa essere operosi, darsi da fare, essere in grado di porsi degli obiettivi e saperli raggiungere, quindi di crearne di nuovi.
L’uomo attivo è l’uomo di successo
Chi non è attivo è necessariamente un passivo: abulico, incapace emarginato.
La passività è disprezzata, l’attività ricompensata.
(…) L’attività viene premiata, ma comporta una ricerca continua che crea ansie, aspettative, preoccupazioni.
In una parola “tensione”.
E’ un modo di concepire la vita che, come il peccato originale, ci portiamo dietro dalla nascita.
Gli stimoli dell’ambiente esterno si fanno via via sempre più pressanti, ci condizionano giorno dopo giorno, con una continua richiesta di iperattività’ che si rinnova incessantemente.
La necessità di adattarsi all’ambiente esterno ci spinge a essere sempre più sensibili ai messaggi che da esso provengono, e, pur sforzandoci di rispondere adeguatamente, continuano a perseguire una posizione di equilibrio che troppo spesso ci sfugge.
Si crea allora un sottile stato di inquietudine, che pervade la nostra mente,
a cui siamo condannati e da cui siamo condizionati.
Questa inquietudine si riflette anche a livello organico ed impedisce ai nostri muscoli di
rilassarsi completamente: anzi li tiene in uno stato
di continuo e leggero allarme.
Inoltre le richieste omeostatiche*, cioè di equilibrio con l’ambiente, privilegiando il momento sociale di adattamento e di relazione con le persone e oggetti del mondo esterno, inibiscono fatalmente il momento individuale di propriocezione (di percezione interiore).
Questo momento è connaturato nell’uomo e ha una grande importanza, come dimostra l’esistenza di propriocettori, ricettori che registrano le modificazioni interne del nostro corpo.
E, tuttavia, con il tempo, ha cessato quasi del tutto la sua funzione, a vantaggio
della percezione esterna.
[Gianni de Chirico – Corso di training autogeno]
Il bombardamento sensoriale e mentale a cui si è sottoposti e la necessità di adattarsi al mondo esterno porta, a sua volta, una continua ricerca di equilibrio, che sembra non arrivare mai.
La mente è pervasa da pensieri continui, come fossero “chiacchiericcio” costante e “rumore” incessante.
In continua attività mentale e fisica, ci si disconnette dall’ambiente che ci circonda e si rimane incapaci di ascoltare i messaggi del corpo. Storditi, scollegati, eternamente inquieti.
I sensi sono inascoltati, iper-stimolati e automatizzati.
Si vive giudicando e filtrando secondo schemi, etichette, opinioni e valutazioni che arrivano dall’ambiente, dalle convenzioni e dalle abitudini. I giudizi preconfezionati fanno ripetere automaticamente azioni, reazioni e convinzioni.
Si rinuncia inconsapevolmente a scrivere il proprio “canovaccio” nella “Grande Rappresentazione Teatrale della Vita” e si finisce per “interpretare” il ruolo che qualcun’altro ha scritto per noi.
Jon Kabat-Zinn, padre della Mindfulness, ben descrive tutto ciò, quando parla del “Pilota Automatico”:
“Tendiamo a trascurare il fatto che virtualmente pensiamo ininterrottamente.
Il flusso incessante di pensieri che emana dalla nostra mente ci lascia scarsissimi momenti di sollievo interiore.
Da parte nostra ci riserviamo spazio insufficiente per essere veramente noi stessi, senza sentirci costretti a correre facendo le cose più svariate. Troppo frequentemente le nostre azioni sono inconsulte, intraprese senza riflessione, dettate da impulsi e pensieri del tutto consueti, che passano per la mente come un fiume impetuoso o con la violenza di una cascata.
Veniamo travolti dalla corrente che finisce col sommergere la nostra vita, portandoci dove forse non intendiamo andare, senza neppure essere coscienti della direzione”.
Passato, presente, futuro
In questa modalità automatica di interpretare la vita, si rinuncia ad essere presenti.
Si vive sempre proiettati verso pre-occupazioni per accadimenti futuri o ancorati ad un passato che (forse) fu felice o che non si riesce ad elaborare; da cui, comunque, si rimane incapaci di estrarre i giusti insegnamenti.
Cambiare è possibile
Mettendosi in cammino nel sentiero dell’esplorazione interiore, praticando la presenza e la consapevolezza, si riprende il controllo della propria vita.
La meditazione, le tecniche di rilassamento e visualizzazione, le pratiche di consapevolezza (mindfulness) vengono in soccorso per spegnere l’iperattività mentale ed il conseguente rumore di sottofondo.
Il Pilota Automatico si disattiva e al suo posto si inserisce il “Testimone Interiore”, che osserva senza giudizio e rende consapevoli di come, troppe volte, forze esterne abbiano assunto il controllo.
Quando si riesce a vivere il presente con pienezza, si partecipa con interezza al flusso della vita, anziché lasciarla scorrere meccanicamente.
Siete pronti a partire per il Sentiero della Consapevolezza?
A presto
Athena